17 Ragazze (17 Filles) di Muriel e Delphine Coulin 2011

di Fiorella Connie Carollo

I Fatti: Massacchussettes, 2008 Liceo di Gloucester, 600 ragazze, 17 di loro tra i 15 e 16 anni stringono un patto per rimanere incinte. Questa cittadina, come fa notare l'inviato della Repubblica Vittorio Zucconi, si trova a pochi kilometri da Salem, il luogo che è diventato tristemente famoso per le persecuzioni alle streghe a fine Seicento. Terra di Puritani quindi, gente profondamente religiosa e afflitta da povertà. E terra dove le donne venivano perseguitate e uccise se non si conformavano.

Il film francese delle due registe sorelle, una ha lavorato con Louis Malle e Kielowskij, l'altra ha lavorato come regista per il canale televisivo Arte ed ha all'attivo la pubblicazione di romanzi, guarda ai fatti e decide la sua interpretazione per il fim 17 Filles.

La zona della Bretagna dove abitano le ragazze è afflitta da isolamento sociale, non ci sono attività per le adolescenti, prospettive di vita, il fratello della protagonista  ha accettato di fare il soldato in Afganistan per darsi un qualche futuro. I genitori lavorano, le figlie sono lasciate sole e stringono amicizia tra compagne di scuola. Accidentalmente una si prende incinta e decide di tenersi il bambino perchè vede in questa scelta un modo per uscire dalla solitudine affettiva e di lanciare un'accusa alla madre che per lavorare la lascia sola.
Nello stesso tempo la maternità le dà uno scopo, una prospettiva di vita.
Anche le compagne di scuola, che vivono una condizione famigliare analoga, vengono attratte dal suo progetto. Ben presto si ritrovano in un agguerrito, felice, unito, drappello di giovani donne orgogliosamente incinte.

Se da una parte, la scelta di queste ragazze segna una regressione delle prospettive che esse si offrono, dall'altra diventa un segno di protesta per una società che non ha nulla per loro. Esse oppongono a questa società l'unico grande valore che conoscono il loro corpo di donna, l'occasione di scegliere e diventare protagoniste della loro vita. La società non ha nulla per loro? Ebbene loro invece hanno molto da offrirsi: la cura che non hanno avuto da madri costrette a lavorare, la solidarietà tra giovani donne da opporre alla solitudine dei loro nuclei famigliari. Se non c'è futuro, allora tanto vale darselo in termini di amicizia, solidarietà, vita insieme, condivisione. Queste ragazze hanno mostrato alla loro comunità sofferente di isolamento, degrado sociale e urbano, che c'è un modo di sopravvivere più felice, una via da percorrere che fa appello ai valori della cura e della vicinanza.