Nel cinema afgano: la morte dei sentimenti

"Come pietra paziente"  diretto da Atiq Rahimi del 2013


Il regista (nato nel 1962 a Kabul e poi fuggito in Francia dove ha ottenuto l'asilo politico) è anche lo
scrittore del libro che è stato premiato con il prestigioso premio letterario Goncourt.  Di questo film è bella la storia ed è bellissima l'attrice protagonista, di contro la cornice è un Afganistan fatiscente, distrutto, a pezzi. Lunare.
Una giovane donna con le sue due bambine cura il marito in coma che giace su di un letto con una flebo attaccata al braccio che lo nutre. Lui è un eroe di guerra ed è molto più vecchio della moglie. Mentre la giovane donna lo cura, lo lava, ad un certo punto, messa di fronte al crescente silenzio e impotenza del marito, sente nascere in lei una forza mai avuta prima. La forza di parlargli e dirgli la verità di chi è lei, dei suoi sentimenti, la sua rabbia per un amore mai vissuto, per un corpo che non ha mai conosciuto l'amore. Mentre il racconto della donna, giorno dopo giorno, diventa sempre più sincero, l'insana pazzia della guerra entra nelle mura della casa, ma questa intrusione non la distoglie dal suo intento di raccontare al marito la verità, finchè ad un certo punto, allo spettatore coinvolto è chiaro che qui non si tratta più solo di una storia afgana.                
F.C.Carollo

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