Bright Star

Bright Star     diretto da Jane Campion (2009)


Un altro film di JC che esce in Italia con un anno di ritardo. 

Era già successo con Holy Smoke (1999) sempre per "problemi di distribuzione"... è così che si chiama adesso? No comment.


Jane Campion ci ha lasciate nel 2003 con il film  In the Cut e come  più volte pre-annunciato, ha mantenuto la parola e si è presa 5 anni sabbatici per dedicarsi alla figlia adolescente Alice. Si è ripresentata puntuale, prima con alcuni corti in film collegiali, e poi con questo lungometraggio ispirata dalla lettura del carteggio tra il più grande poeta romantico Keats e una sconosciuta coetanea Fanny Pawne.

Ci ha lasciate con un film su sesso e violenza, sugli effetti deleteri che le fantasie romantiche hanno sulle donne, si ripresenta con un film algido, intellettualissimo sull'amore e la poesia. Sempre spiazzante JC!

Fin dai primi fotogrammi a suon di duetto, un ago trafigge un tessuto, parliamo di cucito quindi, dell'unica forma d'arte concessa alle donne in passato. Siamo in periferia di Londra, villaggio di Hampstead , 1818.

Fanny Prawne è una giovane con la passione per il cucito, la sartoria, crea da sè i suoi abiti, li disegna e poi li cuce: è così che si presenta orgogliosa al giovanissimo poeta Keats, suo vicino di casa: "Tutto quello che indosso, l'ho cucito e disegnato io stessa. mi dicono spesso che sono eccezionalmente originale nei disegni."
All'invidioso poeta amico di Keats che la scaccia bonariamente dalla stanza con un:"Riservato agli uomini. I Poeti devono dedicarsi alla scrittura" risponde prontamente "Il mio cucire ha più merito e ammiratori degli scarabocchi di entrambi" e poi aggiunge maliziosamente "..e io posso ricavarne un guadagno"


Jane si sofferma spesso sull'atto fisico del cucire di Fanny, sui momenti di creazione, sul processo del farsi dei suoi abiti e lo paragona al farsi della poesia di Keats. Così come ci mostra i tanti originalissimi abiti di Fanny, ascoltiamo i versi che Keats va componendo. Due giovani creativi, anche se in arti diversi, riescono a risuonare insieme.

Il film è costellato di scene di vita domestica : Fanny e il gatto, la madre e le faccende domestiche, i giochi dei fratellini, la domestica e la casa. Una casa di donne, una sorta di gineceo, dove la madre , interpretata da Kerry Fox l'indimenticabile Janet Frame di Un Angelo alla mia tavola, è qui per lo più muta, sempre presente ma silente, eppure calda, vicina. La regista affida all'attrice il compito di rendere il suo personaggio attraverso il linguaggio del corpo [cosa che Kerry Fox ha già fatto ancor più per esteso, ma sopratutto provocatoriamente in Intimacy di Patrice Leconte]. La presenza silenziosa delle donne, il fare silenzioso delle donne, il sostegno silenzioso delle donne...

Un film sicuramente bello da guardare, particolareggiato nelle ricostruzioni, come sempre, perchè JC ricostruisce ambienti, oggettistica e abiti, attraverso lo studio delle foto d'epoca. Interessante ma difficile da seguire. In qualche modo è un film con un forte ethos inglese, anzi, very British!

Guarda questa breve presentazione scherzosa di JC:


IL TRAILER UFFICIALE DEL FILM IN INGLESE


in italiano:

Carellata di interviste dalla produttrice and so on...very British!










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