l'amore molesto di mario martone (1996)
Dal romanzo di
Elena Ferrante che ha scritto la sceneggiatura con Martone e rimane per lo più
fedele al suo testo, con poche minori variazioni.
Delia è nella
sua casa di Bologna, sta lavorando al tavolo di disegno, è una fumettista, a
giorni è il suo compleanno e sta aspettando la madre che da Napoli viene a
trovarla. Invece riceve da lei una stranissima telefonata che l’inquieta, non
sembra nemmeno Amelia, è sguaiata, ride, addirittura fa riferimenti sconci che
non sono da lei. Preoccupata telefona ad un amico ispettore di polizia che di
li a poco le comunica che il corpo della madre, seminudo, e’ stato trovato su
di una spiaggia. Delia raggiunge la sorella a Napoli per il funerale e si
sistema nell’appartamento della madre, ora vuoto. Guarda tra le sue cose, parla
con la vicina, insegue un uomo che ha suonato alla porta, ha lasciato un pacco
per lei ed è fuggito. Insegue il mistero
della morte della madre e nello stesso tempo affiorano i ricordi del passato,
specialmente dell’infanzia ed interroga anche loro attraverso lo zio. Anche
adesso che non c’è più, l’amore molesto per la madre è tornato a tormentarla
come quando era bambina. S’interroga sulla gelosia ossessiva del padre per Amelia,
sul presunto tradimento con Caserta, da sempre suo socio in affari. Il padre
ebbe una certa fortuna con un dipinto, il soggetto era una zingara, Amelia
aveva posato per il ritratto. Ancor oggi egli lo riproduce e lo vende ai
mercati rionali. Ma sopratutto c’e’ un
ricordo che torna alla mente di Delia e non la lascia piu’, sarà nell’inseguire
le sue tracce a ritroso che scoprirà una verità sconvolgente che la riguarda.
E’ vero che
Martone dialoga con le architetture, come faceva Antonioni, un dialogo che
trasuda umida intimita’, nascosta passionalita’, promiscua carnalita’, segreti
reconditi, oscuri recessi dove s’annida la memoria tradita.
Napoli e’ un
altro personaggio del film, con le sue strade affollate, i rumori, il calore
della gente e la claustrofobia dei suoi vicoli, gli archi, gli antri, le volte,
gli acquazzoni improvvisi, il dialetto napoletano…e il vestito rosso con le
spalle scoperte di Delia.
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