mississippi masala di mira nair 1991

 


 


“Vedi, il razzismo, o come lo chiamano oggi, la tradizione, si tramanda come le ricette della nonna, il trucco e’ sapere che cosa mangiare e che cosa lasciare nel piatto.” Dice il giovane Demetrius alla sua bella Mina, anche lei di colore, solo un po’ piu’ chiaro.

Il film prende inizio a Kampala, Uganda, nel 1972. Gli asiatici hanno 90 giorni per lasciare il paese. Il generale Idi Amin ha confiscato tutti i loro beni e li accusa di essersi arricchiti alle spalle della popolazione nera. Per capire come mai degli asiatici siano nel cuore dell’Africa nera dobbiamo ritornare indietro nel tempo quando nel 1900 gli inglesi, che erano i colonizzatori sia dell’Uganda che dell’India, “importarono” un certo numero di indiani per costruire la ferrrovia in Uganda. Finito il lavoro gli indiani decisero di restare, gente industriosa si arricchi’ e nel giro di 70 anni diede vita ad una fiorente comunità che però non si mescolò con gli africani ma rimase chiusa in se stessa.

Mira Nair segue le vicende di una famiglia indiana naturalizzata ugandese che costretta ad emigrare, arriverà dopo varie peripezie, in America nel più sudista dei suoi Stati : il Mississippi. Qui si uniranno all’estesa comunità di immigrati indiani che, sempre grazie alla loro industriosità, sono diventati proprietari dei molti motels che costeggiano le superstrade del profondo sud americano. Sarà in questo scenario di popolazioni nere e un po’ meno nere che nasce l’amore tra l’indiana Mina (Sarita Choudhury) e Demetrius (Denzel Washington), un volitivo ragazzo del sud. La famiglia indiana si oppone fieramente “ciascuno si lega a quelli della sua razza” dice il padre a Mina che a sua volta gli ricorda come in Uganda, il suo amico nero Okelo, avesse rischiato la vita per salvarlo, la più grande prova d’amore che possa esistere.

Questi ragazzi saranno costretti a lasciare le loro comunità-ghetto per potersi integrare nella società americana. Rifiutano la logica sia dei neri che degli indiani che si aggrappano alle loro tradizioni e al razzismo, per non affrontare le incognite e le lotte dell’integrazione. Alla fine, anche il padre, quando tornerà nella sua amata Uganda capirà che “la patria di un uomo è dove resta il suo cuore”. Riappacificato grazie al sacrificio dell’amico Okelo e al calore della calda umanità dell’Africa, comprende finalmente che cosa giace alla base del razzismo: ”C’è così poco amore a questo mondo, eppure è così tanto!!” In questa complessa vicenda di razzismo tra gente di colore, Mira Nair va al cuore del problema: la sfida per l’umanità al suo terzo millennio sarà la convivenza tra i popoli: a cosa è necessario guardare?

 

 

Commenti

Post più popolari